Identità come evoluzione dell’individuo
Un’intervista a Laura Davì, direzione artistica del festival
Le diverse visioni fotografiche degli autori in mostra preferiscono una visione evolutiva dell’identità nelle sue molteplici accezioni. Identità di nascita, di origine e di appartenenza, identità in trasformazione attraverso un percorso emotivo, psichico, fisico, spaziale e temporale, identità come decisione, scelta, unicità, alterità e relazione con l’altro.
In tutti i casi identità mutevole, fluida, liquida.
Gli artisti selezionati presenteranno la propria ricerca artistica e identitaria, ognuno col proprio linguaggio narrativo ed estetico. Ne risulterà un panorama ricco e articolato di questioni intime e universali che possono essere rappresentate ed esaltate da un linguaggio fotografico alto e di ricerca, che valorizzi le capacità del mezzo di indagare la complessità del tema.
A tal proposito abbiamo fatto a Laura Davì, direzione artistica, tre domande sul tema di questa prima edizione.
Secondo te in che modo la fotografia può raccontare l’identità?
Ognuno di noi è il risultato di un corpo ricevuto per eredità biologica e di stampi anonimi come lingua, cultura, istituzioni, le cui impronte rielabora in forma inconfondibilmente personale. Questa necessaria rielaborazione può avvenire anche attraverso il mezzo fotografico: lo scatto così come il prelievo, l’utilizzo di foto vernacolari, la ricerca di immagini di archivio e ancora il testo scritto, la grafica, l’illustrazione, la musica e il video, concorrono alla libera espressione di sé. Parliamo di una identità aperta che mantiene in sé una contraddizione.
Durante il processo di selezione degli autori cosa avete valutato? Quali sono state le linee guida che avete seguito per analizzare i lavori fotografici e le ricerche di ognuno?
Insight Foto Festival nasce con l’intenzione di offrire possibilità. Prima di tutto alla fotografia, che intendiamo come tentativo di dare un significato al nostro essere nel presente e in questo senso contemporanea, aggettivo ormai purtroppo abusato. Fotografia aperta al dialogo con il mondo e non più arroccata. Abbiamo così valutato artiste e fotografe e artisti e fotografi che hanno avuto poche occasioni di esporre, che sono emergenti, che indagano nei loro progetti questo legame con il nostro tempo. Attraverso una ricerca che pone al centro l’identità e la sua diversa ricomposizione entro inediti orizzonti di libertà.
Non abbiamo posto limiti alle modalità espressive e abbiamo selezionato linguaggi diversi e le molte sfaccettature tematiche che il macro-tema dell’identità include, ben consapevoli dell’impossibilità di esaurirle.
La scelta ha privilegiato lavori recenti, in fieri, alcuni inediti di autori anche giovanissimi (ma non abbiamo voluto preclusioni anagrafiche o di genere) in cui riconosciamo valore. Abbiamo infine posto un accento sulla produzione in forma di libro e di dummy che avranno una presenza solida all’interno del Festival.
Puoi darci qualche notizia in anteprima su come si articolerà il percorso espositivo nelle diverse sedi?
Ogni sede ha caratteristiche proprie molto precise e con questi spazi cerchiamo un rapporto diretto. La cura delle singole mostre, personali, bi-personali e collettive, vuole essere un dialogo orizzontale con gli artisti, in accordo con i desiderata degli autori che vengono così indirizzati e seguiti con grande attenzione.
Questi i criteri anche per Insight-Out, la parte fuori città del Festival presentata allo Spazio Caielli a Daverio e curata dal gruppo Presa Multipla. Abbiamo fortemente voluto agire in collaborazione con diverse realtà che operano sul territorio italiano, nel desiderio di costruire una rete virtuosa di sinergie. Grazie al lavoro del team di Very Enthusiast, ad esempio, ogni autore presenta in un video se stesso e il progetto esposto, offrendo così ai visitatori la possibilità di un incontro più intimo e diretto e una migliore lettura delle opere.
Ancora, gli autori guideranno il pubblico in una visita informale l’ultima domenica del Festival. E i libri. Sono in mostra, con l’esposizione dei dummy di Chippendale Studio e con la presenza nelle singole esposizioni dei dummy prodotti dagli autori; sono nella presentazione di libri inediti come quello di Marta Viola realizzato con Yogurt Magazine; sono nella preziosa presenza della libreria Choisi di Lugano.