Per Jessica Raimondi l’identità è come un moto verso la visione di sé. Un’entità fluida, multiforme e in continuo cambiamento
Jessica Raimondi per la sua ricerca fotografica parte da esperienze personali, focalizzandosi sulla tematica della memoria, con un interesse specifico al rapporto tra memorie collettive e private e ai meccanismi di funzionamento della memoria stessa.
Guideline è il lavoro che porterà per INSIGHT e sarà visibile a Varese Vive.
Un progetto sui luoghi e sulla loro identità. Sulle memorie e sui loro meccanismi di stratificazione. Ma soprattutto è un progetto aperto che trova nella mostra non solo il punto di arrivo finale ma un ulteriore punto di inizio, ossia un momento che contribuisce attivamente a riscriverne le fondamenta.
Come nascono i tuoi progetti fotografici, qual è il processo?
I miei progetti nascono solitamente da una un’urgenza personale, che non è e non deve essere necessariamente un dettaglio della mia storia, ma sicuramente qualcosa che direttamente o meno mi coinvolge in prima persona.
A volte l’urgenza nasce da un argomento a cui, in quel momento, sto dedicando un approfondimento e che mi tocca particolarmente. In questi casi ho la necessità di fare ricerca su una tematica specifica e poi di esprimermi utilizzando le immagini.
Prima di iniziare la produzione del lavoro studio molto facendo riferimento a materiale (non necessariamente fotografico) che tratta quel determinato argomento. Poi, solo in un secondo momento, mi approccio alle immagini iniziando a lavorare con esse.
Quasi sempre la nascita dei miei progetti richiede un lungo periodo di lavoro e di immersione in ciò su cui sto lavorando. Inoltre la realizzazione delle immagini non è per me la parte finale e conclusiva del processo ma un ulteriore inizio da plasmare e a cui poi dare una specifica forma.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Principalmente i libri: romanzi, saggi, photobooks, qualsiasi tipo di libro. Trovo che il libro come medium sia la forma d’ispirazione a me più vicina e prossima.
Che cos’è per te l’identità?
L’identità ha a che fare con ciò che un individuo è, con la sua personalità e con la rappresentazione che ha e che da di sé. Dal mio punto di vista però l’identità è un’entità fluida, multiforme, in continuo cambiamento. Più che qualcosa di finito io la considero un processo in itinere, un moto verso se stessi e verso la visione di sé.
E come il mezzo fotografico può raccontarla?
Credo che la fotografia, o meglio, le immagini, siano uno strumento potentissimo per raccontare di sé e degli altri.
Prima parlavo dell’identità come un moto verso la visione di sé e se ci pensi la visione di sé è già un riferimento al visivo. Ne consegue che, se iniziamo a pensare al concetto di identità anche dal punto di vista visivo, la fotografia diventa uno strumento diretto ed immediato per raccontarla, per evocarla, per fare ricerca su questa tematica.