La potenza emotiva nelle fotografie di Chiara Paderi
Chiara Paderi si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi su Bruno Munari e svolge parte dei suoi studi tra l’Università di Belle Arti di Granada e New York.
Lavora come creativa e art director presso diverse agenzie milanesi.
Fotografando restituisce allo spettatore, attraverso il suo occhio, una realtà, che nella sua consuetudine, nasconde inediti punti di vista dal forte senso estetico, una personale Wunderkammer di meraviglie del vissuto.
Il progetto fotografico Love me sarà visibile al Parco Mirabello e domenica 12 maggio alle ore 15.30 ci sarà la possibilità di conoscere l’autrice.
L’abbiamo incontrata in questi giorni e ci ha raccontato quanto sia per lei urgente raccontare una storia.
Come nascono i tuoi progetti fotografici, quali sono il processo e le tue fonti di ispirazione?
I miei progetti fotografici spesso prendono vita da una combinazione di esperienze personali, osservazioni del mondo che mi circonda e influenze artistiche.
Solitamente, il processo inizia con un’idea o un concetto che mi interessa esplorare, che deriva da un’emozione, da un’esperienza vissuta e che si collega spesso a una riflessione su tematiche sociali.
Che cos’è per te urgente?
Urgente è per me la necessità impellente di raccontare una storia.
Il processo creativo è urgenza di espressione, di dire. È una modalità fatta di istinto, fisica, quasi viscerale.
E come il mezzo fotografico può raccontare questo tema?
Attraverso il medium fotografico e l’esplorazione delle mie foto di archivio, il racconto prende forma e comunica con lo spettatore con una potenza emotiva che va oltre la comprensione verbale.
La costruzione narrativa mediante le immagini, anche non lineare, consente allo spettatore di comprendere il racconto e di interpretare simboli e significati in modo inconscio, amplificando così l’impatto emotivo e la risonanza del messaggio.