Ludovica Bastianini: un approccio quasi antico con i soggetti e le infinite possibilità narrative della fotografia
Ludovica Bastianini nel 2017 è stata inserita tra i talenti emergenti di Circulations – Festival de la Jeune Photographie Européenne, in mostra al Centquatre di Parigi.
I suoi progetti sono caratterizzati dal dialogo fra il linguaggio della fotografia e le tecniche miste quali la pittura, il collage e l’illustrazione. La manipolazione diretta sulle immagini permette – infatti – di comprendere come questa possa modificare la percezione della realtà.
Il progetto fotografico La crudeltà della grazia sarà visibile ai Magazzini TuMiTurbi e sabato 11 maggio alle ore 17.00 ci sarà la possibilità di conoscere l’autrice.
L’abbiamo incontrata in questi giorni e ci ha raccontato quanto la fotografia possa essere un mezzo dalle infinite possibilità di narrazione.
Come nascono i tuoi progetti fotografici, quali sono il processo e le tue fonti di ispirazione?
I miei lavori prendono forma dopo lunghi periodi di riflessione e sperimentazione. Vivo in uno stato di costante ricerca ed elaborazione sulle realtà che mi circondano, sui miei pensieri a riguardo, su come le percepisco interiormente.
Mi concentro principalmente sui sentimenti, sulle emozioni, sul dolore e sulla compassione. Posso dire che il mio processo inizia forse con dei ragionamenti logici ma prende sempre forma a partire da esperienze reali o grazie al lavoro pratico, manuale, come se la saggezza o l’istinto del corpo guidassero tutti gli altri elementi.
Il risultato di solito si avvicina a come lo avevo immaginato, ma di fatto prende nuove forme.
Che cos’è per te urgente?
Il cambiamento sociale, ritrovare una dimensione umana comunitaria, uscire dalla visione artificiale, eccessivamente egoica, incentrata sull’individualismo sfrenato e sull’ostentazione di sé e del proprio successo personale.
Posso dire che mi mancano un po’ gli anni 80’/90′?
Anche nel lavoro sto cercando di creare e spingermi sempre di più verso occasioni di incontro e condivisione reale tra le persone, di abbandonare la costruzione mediatica digitale.
E come il mezzo fotografico può raccontare questo tema?
Penso che il mezzo fotografico, o più in generale artistico, abbia possibilità infinite di narrazione.
Nella mia esperienza personale è importante ricercare un contatto emotivo e intimo con i soggetti, oppure un contatto fisico coi materiali, il mio è un approccio quasi antico.
Forse può sembrare paradossale, ma anche nella creazione dell’immagine cover del Festival, Blue Flowers Porcelain, creata da me con un programma di intelligenza artificiale, ho tenuto qualcosa del senso di questa ricerca.