Claudia Amatruda (1995, Foggia) frequenta il Master in Progetto Fotografico(2017-18) – scuola MeshroomPhoto Pescara e contemporaneamente il corso di laurea in Nuove
Tecnologie dell’Arte-Accademia Belle Arti Foggia.
La sua ricerca fotografica viene stravolta dalla scoperta di una malattia rara e trova nell’uso dell’autoritratto la possibilità di riscatto.
Nel 2019 pubblica il libro fotografico Naiade, un progetto autobiografico durato tre anni che poi presenta tramite talk e mostre collettive a Roma, Bari, Mantova, Pescara, al Festival Fotografia Etica Lodi e a LuganoPhotodays, Svizzera.
Realizza nel 2020 una mostra personale al Museo MUST Lecce e vince una borsa di studio “SpazioLabò” Bologna per il Master in Fotografia Documentaria.
Il suo nuovo lavoro viene esposto al PhEst – Festival di Fotografia Monopoli 2021, e poi pubblicato su Gaze Magazine France, Frute Magazine e PhMuseum.
When you hear hoofbeats think of horses, not zebras
Il progetto è un ibrido fra fotografia e performance che parla al corpo con il corpo.
Il punto di partenza è la trasformazione che una malattia rara compie sul mio immanente.
Al centro il corpo come palcoscenico, come tramite, come orizzonte mobile, come testimonianza visibile.
Il lavoro si basa sul concetto di autoritratto come esperienza vitale. Lo strumento visuale mi permette di esplorare le relazioni tra la malattia e il corpo, tra l’inesorabile e il trascendente, il privato e il politico. La realtà riprodotta prende spunto dal mio vissuto per essere re-inscenata.
Gli oggetti di scena sono gli strumenti d’aiuto che in itinere entrano a far parte del mio quotidiano.
L’acqua, fondamentale tregua, poiché solo in assenza di gravità posso tornare a muovermi senza dolore. Il mio corpo, terra di confine tra il limite e la possibilità, protagonista della sua stessa messa in scena.
Il titolo del progetto fa riferimento a un principio coniato dal Prof. T Woodward (Università del Maryland), che istruiva così i suoi specializzandi: “Quando sentite rumore di zoccoli dietro di voi, non aspettatevi di vedere una zebra”. Zebra, nel gergo medico significa arrivare a una diagnosi medica sorprendentemente rara quando di solito è più probabile una spiegazione più comune. Questo principio mi è stato ripetuto più e più volte dai miei medici, ma in questo caso sono io la loro zebra.