Luca Marianaccio (Agnone, 1986) è un artista che lavora principalmente con la fotografia.
Nel 2016 è tra i vincitori del XVIII Premio Aldo Nascimben di Treviso.
Il suo libro Spin-off nel 2018 ottiene una menzione speciale al Premio Marco Bastianelli di Roma e all’Unveil’d Photobook Award di Londra. Nel 2019 viene esposto all’Athens Photo Festival e al Pontremoli Foto Festival. Il suo lavoro “404 Not Found” viene premiato al Riaperture Fotofestival di Ferrara, al Premio Giovane Artisti della Galleria San Fedele di Milano, all’Unpublished Photo 2019 della Galleria 29 Arts in Progress di Milano e viene esposto al Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia.
Nel 2019 su commissione della Fondazione Dino Zoli realizza un lavoro che viene esposto a Singapore, Forlì e Bari.
Nel 2020 è tra i finalisti del The Independent Photographer ‘Emerging Talent’ competition, espone al Festival Camera Work/OFF a Palazzo Rasponi di Ravenna, alla HUB ART Gallery ed è tra i vincitori di REFOCUS 2 curato da MUFOCO, MiBact e Triennale Milano.
Effetto farfalla (2020-2021)
Un sistema di riferimento, definisce attraverso delle coordinate, la rappresentazione di una mappa. Si può avere una vista d’insieme senza la conoscenza approfondita dei singoli elementi? Il singolo, l’unità. Mai come prima l’uomo ha avuto un potere così grande: il suo destino è legato al suo comportamento, all’intelligenza e al senso civile. Rappresentare un territorio, per me sconosciuto, che convive con un male invisibile, significa soprattutto partire dai singoli elementi, partire dalle persone, estrapolarle dal contesto e metterle sotto la lente d’ingrandimento, così che le piccole storie possano costruire un’ampia narrazione. Nel 2019 mi sono trasferito dall’Abruzzo in Puglia, a Grottaglie. Con la mia famiglia abbiamo deciso di prendere casa nel centro storico, la parte autentica della città, quella vissuta dagli ultimi, quelli che hanno creduto nella bellezza delle mura antiche e fatiscenti, quelli che fanno fatica a sopravvivere ma dove il senso di condivisione è ancora vivo. Una città nella città, non la mia città, ma quella che sto cercando di render mia anche attraverso questo rendez-vous chiamato fotografia.
Questo lavoro fotografico fa parte di COVISIONI, un progetto che vede coinvolti 40 fotografi delle 20 regioni italiane per la durata di 12 mesi. COVISIONI porta avanti una visiva collettiva sul mutare delle relazioni umane durante la pandemia in Italia.