Luca Tombolini nasce a Milano nel 1979. Completa studi umanistici con una tesi universitaria sugli aspetti retorici nel linguaggio cinematografico. Mentre prepara la tesi incontra la fotografia con pellicole grande formato e se ne innamora. E’ autodidatta nell’uso del banco ottico.
Dal 2012 inizia a dedicare sempre più tempo a fotografare paesaggi desertici viaggiando in solitaria per Europa, Nord Africa e Sud America con un vecchio fuoristrada camperizzato, seguendo un desiderio inconscio che in seguito cercherà di spiegare per la sua biografia come la necessità della ricerca di un assoluto trascendente.
Mentre viaggia e si perde nel paesaggio ne approfitta per leggere Jung, Terzani, Terence McKenna e vari saggi sulla filosofia dell’esistente che l’uomo ha prodotto a tutte le latitudini durante la sua storia.
Vistas Paradossales
“Vistas Paradossales” è composta da immagini realizzate su pellicola 10×12 con esposizioni multiple e/o lunghissime esposizioni e da scansioni di piccole composizioni che mischiano pigmenti di colori e solventi. Le due categorie di immagini hanno a che fare rispettivamente con la nostra percezione di Tempo e Spazio.
Partendo dai miei precedenti studi di paesaggio per questa serie ho cercato di creare immagini che presentassero cortocircuiti cognitivi per l’osservatore allo scopo di suggerire che la nostra percezione dello scorrere del Tempo e delle dimensioni dello Spazio così ben radicate in noi, in realtà non possono considerarsi assolute ma sono solo un’interpretazione dell’esistente filtrata dai nostri sensi.
Allora il Tempo lineare che ci sembra così inevitabile è in realtà un continuum con lo Spazio, e la piena comprensione di cosa esattamente sia è al di là della nostra attuale conoscenza e forse persino del comunicabile. Allo stesso modo le scansioni di micro-composizioni di colori e solventi che le grandi stampe portano alla luce come macrocosmi, suggeriscono la ripetizione continua nell’esistente degli stessi patterns, ovvero l’Universo come un grande frattale nel quale è facile ingannare la percezione delle scale di grandezza perché tutte somiglianti l’una all’altra.